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venerdì 19 marzo 2010

venerdì della IV sett. di Quaresima - S. Giuseppe

ogni giorno una proposta di riflessione per il Tempo di Quaresima


"Ritornate al Signore vostro Dio: Egli è buono e perdona"

Nel silenzio della cella del cuore (Mt 6,6) chiederemo al Signore “doce nos orare” (Signore, insegnaci a pregare) (Lc 11,1) che è come dire: insegnaci a fare la tua volontà, a consegnarci al Padre e ai fratelli.
(dal Messaggio per la Quaresima 2010 del Cardinale Crescenzio Sepe)

dalle Lettere Pasquali di sant'Atanasio, vescovo
Fratelli, è vicino ora quel tempo che ci porta e ci fa conoscere un nuovo inizio, il giorno della Santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato. Noi ci alimentiamo del suo nutrimento, noi deliziamo la nostra anima con il suo sangue prezioso, quasi attingendo a una sorgente. Tuttavia abbiamo sempre sete e sempre ardiamo di desiderio. Il nostro salvatore però è vicino a chi si sente riarso e per la sua benevolenza nel giorno della festa invita a sè coloro che hanno cuori assetati, secondo la sua Parola: "Chi ha sete venga a me e beva". La grazia della Pasqua è disponibile tutto l'anno ed esercita una continua forza su quanti meditano la sacra Scrittura: "Beato l'uomo che si compiace della legge del Signore e la medita giorno e notte".
Pertanto, miei cari, Dioche per noi istituì questa festa, ci concede anche di celebrarla ogni anno. Per mezzo di essa Dio ci accorda la gioia della salvezza, ci fonde in un'unica assemblea, ci unisce tutti spiritualmente e fa ritrovare vicini anche i lontani.
La Pasqua è il miracolo di Dio che continua fra noi e fonde nell'unità della fede lontani e vicini, presenti e assenti.
Pregate sempre per l'unità della Chiesa di Dio. Se uno si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, sappia costui che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la propria anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.

Dai «Discorsi» di san Bernardino da Siena, sacerdote
(Disc. 2 su san Giuseppe; Opera 7, 16. 27-30)

Il fedele nutrizio e custode
Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall'eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25, 21).
Se poni san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l'uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza.
Infatti egli segna la conclusione dell'Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso.
Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quell'altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l'ha portata al massimo della perfezione.
Perciò non senza motivo il Signore soggiunge: «Entra nella gioia del tuo Signore». Sebbene sia la gioia della beatitudine eterna che entra nel cuore dell'uomo, il Signore ha preferito dire: «Entra nella gioia», per insinuare misticamente che quella gioia non solo è dentro di lui, ma lo circonda ed assorbe da ogni parte e lo sommerge come un abisso infinito.
Ricòrdati dunque di noi, o beato Giuseppe, ed intercedi presso il tuo Figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissima Vergine tua sposa, che è madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amen.

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