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giovedì 11 marzo 2010

venerdì della III sett. di Quaresima

ogni giorno una proposta di riflessione per il Tempo di Quaresima

"Ecco i giorni della penitenza, tempo di perdono e di salvezza"

La carità della Chiesa affonda le radici e trova piena giustificazione nell’Eucaristia celebrata e testimoniata nel quotidiano. Difatti, Eucaristia-carità-preghiera sono inscindibili. Una carità che non nascesse dall’urgenza e dalla necessità di vivere l’Eucaristia si ridurrebbe a semplice filantropia.
(dal Messaggio per la Quaresima 2010 del Cardinale Crescenzio Sepe)


Dal «Commento al libro di Giobbe» di san Gregorio Magno, papa
Il beato Giobbe, essendo figura della santa Chiesa, a volte parla con la voce del corpo, a volte invece con la voce del capo. E mentre parla delle membra di lei, si eleva immediatamente alle parole del capo. Perciò anche qui si soggiunge: Questo soffro, eppure non c'è violenza nelle mie mani e pura è stata la mia preghiera (cfr. Gb 16, 17).
Cristo infatti soffrì la passione e sopportò il tormento della croce per la nostra redenzione, sebbene non avesse commesso violenza con le sue mani, né peccato, e neppure vi fosse inganno sulla sua bocca. Egli solo fra tutti levò pura la sua preghiera a Dio, perché anche nello stesso strazio della passione pregò per i persecutori, dicendo: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).
Che cosa si può dire, che cosa si può immaginare di più puro della propria misericordiosa intercessione in favore di coloro che ci fanno soffrire?
Dobbiamo dunque imitare ciò che riceviamo e predicare agli altri ciò che veneriamo, perché il mistero della passione del Signore non sia vano per noi.
Se la bocca non proclama quanto il cuore crede, anche il suo grido resta soffocato. Ma perché il suo grido non venga coperto in noi, è necessario che ciascuno, secondo le sue possibilità, dia testimonianza ai fratelli del mistero della sua nuova vita.

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