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LA LITURGIA

"La liturgia è la più alta espressione della Gloria di Dio, e costituisce in qualche modo un affacciarsi del cielo sulla terra"
(Benedetto XVI)



Liturgia dal greco significa azione pubblica, servizio del popolo e a favore del popolo.

Ogni celebrazione liturgica è opera di Cristo Sacerdote e del Suo Corpo, che è la Chiesa; la l. è l'azione sacra per eccellenza.

Nella liturgia, dunque, non si tratta in primo luogo di sforzo umano, ma dell'azione redentrice del Padre, in Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo; la liturgia è quindi evento di grazia per la santificazione dell'uomo,chiamato a rispondere all'invito del Signore con la fede, la preghiera di lode e l'adesione alla Sua Parola.

La liturgia è "fonte e culmine di tutta la vita cristiana".

Opera di Cristo e insieme azione della Chiesa, la quale, proprio attraverso la liturgia, diventa segno visibile della comunione di Dio e degli uomini per mezzo di Cristo.

Per far sì che ciò si realizzi, la partecipazione dei fedeli alla liturgia deve essere consapevole, attiva e fruttuosa.
(cfr CCC)

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Joseph Ratzinger ("Introduzione allo spirito della liturgia") spiega la liturgia confrontandola con l''esperienza dell'esodo del popolo ebraico dall'Egitto.

Quali sono i motivi per cui il popolo affronta tale difficile viaggio?

1) il raggiungimento della Terra Promessa

2) il culto divino

Il secondo motivo si legge nelle parole che Dio stesso rivolge al faraone:

"Lascia partire il mio popolo, perchè mi serva nel deserto" (Es 7,16); ecco il culto, la liturgia, servire Dio, adorarLo.

Per il culto è necessario il deserto.

La meta dell'esodo è il Monte di Dio.

La Terra Promessa viene data perchè possa essere il luogo di culto del vero Dio, spazio dell'obbedienza a Dio.

Il terzo giorno Dio scende sul Monte Sinai, luogo dell'incontro, e lì, attraverso Mosè, Dio parla al popolo,gli dona i comandamenti, le dieci sante parole in cui manifesta la Sua volontà, stabilisce l'alleanza.

Israele così "impara ad adorare Dio nel modo da Lui stesso voluto", per evitare di cadere nella tentazione di costruirsi un culto arbitrario, fatto su misura per lui e incentrato su di lui (come nell'episodio del vitello d'oro), un culto in cui non c'è Dio.

All'inizio della liturgia c'è quindi la chiamata ad uscire da sè (esodo) per entrare nel deserto.

Nel deserto è più facile porsi in ascolto della volontà di Dio.

Dall'ascolto scaturisce l'adesione a ciò ci che è stato annunciato, e quindi l'offerta a Dio della nostra volontà.

Tutto ciò fa sì che avvenga l'incontro con Dio, con il quale entriamo in comunione.

Con la comunione noi partecipiamo a un mistero di presenza, all'unico sacrificio di Cristo che avviene nell'oggi

("Fate questo in memoria di me")

Da questo incontro noi veniamo trasformati, siamo pronti per una nuova partenza e il nostro viso trasfigurato è testimonianza per il mondo.

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La liturgia ha vari linguaggi:

- il linguaggio religioso, innanzitutto, anche detto l. simbolico perchè non si può spiegare

- il linguaggio visivo (tutto ciò che vediamo in chiesa: la pulizia, gli addobbi, le luci, i fiori, gli arredi sacri, ecc.)

- il l. olfattivo (ciò che odoriamo in chiesa: fiori, incenso, candele, ecc.)

- il l. uditivo (ciò che ascoltiamo: la Parola di Dio, le preghiere, i canti)

- il l. rituale (i riti appunto che si svolgono durante la liturgia)

- il l. gestuale (i gesti - come il segno della pace, alzarsi, inginocchiarsi, unire o allargare le mani ecc.- che attraverso il movimento del corpo esprimono un atteggiamento dell'anima.

In questo modo tutto il corpo prega.

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La liturgia si suddivide in:

Riti di introduzione

Liturgia della Parola
Liturgia eucaristica

Riti di congedo
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Prima di approfondire i vari momenti della celebrazione eucaristica, soffermiamoci brevemente sul tempo che precede la nostra partecipazione alla liturgia.
Il cristiano vive tutta la settimana nella gioiosa attesa dell'eucarestia domenicale, fonte e culmine di tutta la sua vita.
La voce del Signore (anche attraverso il segno del suono delle campane) ci chiama e ci invita ad incontrarLo individualmente e comunitariamente.
A questo incontro è bene prepararsi, non andarci frettolosamente, ancora assonnati e presi dai pensieri della notte.
Se arriviamo qualche minuto prima della Messa, abbiamo un po' di tempo per entrare in quel deserto che è necessario per liberarci dei pensieri inutili e di tutte le nostre preoccupazioni, e fare spazio a Dio.
Anche la strada che va da casa fino in chiesa va percorsa con questo spirito; ci mettiamo in cammino, lasciando la nostra casa (esodo) perchè, una volta entrati nel deserto, Dio, che ci ha chiamati, ci possa incontrare, possa parlare al nostro cuore, e possa donarsi a noi.

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Riti di introduzione
- introito: canto o antifona di ingresso e processione
- Saluto del celebrante
- Atto penitenziale
- Gloria (in Avvento ed in Quaresima non si recita/canta)
- Orazione o colletta

Questi riti hanno carattere di introduzione e di preparazione.
I fedeli convocati da Dio formano una comunità che si dispone ad accogliere con fede la Sua Parola e a celebrare adeguatamente l'Eucarestia.
L'accoglienza e i riti di inizio ci consentono di stabilire un legame con tutti i presenti che devono sentirsi riconosciuti, accolti, messi a proprio agio. Quindi anche nella scelta di dove sedersi, occorre evitare separazioni, ma fare in modo di essere vicini anche a chi si conosce meno.

La processione di ingresso rappresenta il popolo di Dio in cammino verso Cristo.
Cristo è l'altare che il sacertote bacia in segno di venerazione.
Al sacerdote e ai ministranti tutto il popolo si unisce, accompagnando la processione con il canto.

Con il segno della Croce (che non sia mai frettoloso e privo di senso) ci lasciamo abbracciare dalla Trinità e ci riconosciamo creature salvate dalla Croce di Cristo.