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mercoledì 17 marzo 2010

giovedì della IV sett. di Quaresima

ogni giorno una proposta di riflessione per il Tempo di Quaresima


"Chi medita la legge del Signore, porta frutto a suo tempo"

Fratelli e sorelle,
in questa Quaresima Cristo attende e chiede la nostra preghiera: «Ecco, sto alla porta e busso» (Ap 3,20), apriamo le porte del nostro cuore per permettere al Signore di entrare e rimanere con noi.
(dal Messaggio per la Quaresima 2010 del Cardinale Crescenzio Sepe)



Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
Colui che vuole onorare veramente la passione del Signore deve guardare con gli occhi del cuore Gesù Crocifisso, in modo da riconoscere nella sua carne la propria carne.
A nessuno, anche se debole e inerme, è negata la vittoria della croce, e non v'è uomo al quale non rechi soccorso la mediazione di Cristo.
Il popolo cristiano è invitato alle ricchezze del paradiso. Per tutti i battezzati si apre il passaggio per il ritorno alla patria perduta, a meno che qualcuno non voglia precludersi da se stesso quella via, che pure si aprì alla fede del ladrone.
Procuriamo che le attività della vita presente non creino in noi o troppa ansietà o troppa presunzione sino al punto da annullare l'impegno di conformarci al nostro Redentore, nell'imitazione dei suoi esempi. Nulla infatti egli fece o soffrì se non per la nostra salvezza, perché la virtù, che era nel Capo, fosse posseduta anche dal Corpo.
«Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14) nessuno lasciando privo della misericordia, ad eccezione di chi rifiuta di credere. E come potrà rimanere fuori della comunione con Cristo chi accoglie colui che ha preso la sua stessa natura e viene rigenerato dal medesimo Spirito, per opera del quale Cristo è nato? Chi non lo riterrebbe della nostra condizione umana sapendo che nella sua vita c'era posto per l'uso del cibo, per il riposo, il sonno, le ansie, la tristezza, la compassione e le lacrime?
Proprio perché questa nostra natura doveva essere risanata dalle antiche ferite e purificata dalla feccia del peccato, l'Unigenito Figlio di Dio si fece anche Figlio dell'uomo e riunì in sé autentica natura umana e pienezza di divinità.


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