LETTURE: At 2,14.36-41 Sal 22 1Pt 2,20b-25 Gv 10,1-10: Io sono la porta delle pecore.
Omelia sul Vangelo
di padre Mimmo Castiglione
La differenza!
E noi si segue chi ci conosce, e lo si riconosce,
delizia dell'ascolto della voce. Gaudio!
Comunione. Relazione intima. Come nella tenda!
Dopo aver attraversato deserto, arsura,
quanto grande il bisogno di fermarsi,
il desiderio d'essere al sicuro,
con chi ha condiviso il percorso,
compagno nel cammino, facendosi strada?!
E riposare. Finalmente. Il cuore sazio.
Lacrime asciugate da chi s'è fatto Via, offrendo riparo.
Che cos'è importante? Nella risposta sta la differenza!
La differenza che c'è tra le persone, intendo!
La differenza che c'è tra il pastore ed il mercenario!
La differenza con cui si tratta la propria segullah (proprietà):
la propria vita e quanto ci appartiene, le relazioni ed il futuro!
È nella differenza delle risposte che si coglie il valore delle persone,
la loro dignità, l'onore, e si percepisce con chi si ha a che fare,
e si comprende ciò che fa grandi gli uomini e l'essenziale.
La differenza appare soprattutto quando arriva il lupo!
Ed allora c'è chi fugge e chi deplora, c'è chi affronta e chi evade,
c'è chi scappa e chi rimane! Già. Proprio così!
L'arrivo del lupo è l'ago della bilancia,
che stabilisce la differenza determinando consistenza!
È la vista del lupo che fa gridare Mors tua, vita mea!
Ma questo non accade al buon e bel Pastore,
che invece condivide facendo comunione.
Eh sì! È proprio vero. Gli stiamo a cuore.
Saggia guida il nostro Re,
il Giusto, il nostro bel Pastore!
Che muore per il gregge, per tutti quanti noi!
Depone la sua vita. Lui muore per i suoi.
Unica porta d'accesso dei giusti,
come quella del tempio e del vano inaccessibile,
col fregio d'una bella e grande vite,
con foglie e grappoli d'oro.
Uscio della coscienza all'ascolto della viva Voce!
Per questa porta dove il Maestro accede per il sacrificio,
come quella delle pecore a Gerusalemme,
il Discepolo amato entra ed esce.
La Roccia invece, interrogato dalla portinaia,
rinnegando si rifiuta, perdendo la sua vera identità.
Valle oscura dentro il suo cuore! Vi entrerà più tardi,
dopo essere stato interpellato per tre volte dal Risorto.
Per questa porta entra chi, intimo, nutre affetto e serve.
Rimane fuori invece chi, egoista, pensa solo a se stesso,
a costo di scannare altri, ed è brigante.
Solerte il buon Pastore, che anche adagio invita a proseguire,
donando tempo. Non furtivo. Non dilania. Ci s'innamora.
Sposi, alleati. Fedele, stabilisce il patto!
Lui stesso assume un portinaio, una guardia per custodire l'ovile,
per poi aprire il recinto e le pecore uscire,
raggruppandosi per voce, che affettuosa seduce, ammalia.
Ognuna col suo pastore. Importante è scegliere: Quale?!
Che bello sentirsi chiamare per nome,
da chi conosce la mia vita la mia storia. E conduce!
Che bello riconoscerne la voce!
E fiducioso uscire, andare fuori. Da sé. Vivere!
Nutrirsi d'esistenza in abbondanza.
Con un estraneo no! Tutto questo non avviene.
Si disconosce la sua voce, che grida morte.
Porta avanti propri interessi. Non gli importa benessere altrui.
No, non s'ascolta. S'abbandona la vecchia legge,
i falsi pastori, come fece il Cieco nato!
Cammina accanto al gregge il bel Pastore,
e pure innanzi proteggendo, parando i colpi. E si è al sicuro.
Soglia da attraversare per giungere ad un buon pascolo.
Cibarsi di Lui che è (Io sono) il vero agnello!
Conduce non violento e non al macello, non scanna.
Non come il ladro che per mestiere ruba e poi scompare!
Falso pastore chi crede di vedere.
Guida cieco! Manca di luce.
Il Vangelo del buon e bel Pastore ci colloca nel tempio,
durante la festa della Dedicazione,
che ne ricordava la restaurazione.
Gesù si aggira sotto il portico di Salomone.
Poco prima ha guarito un cieco,
proclamandosi luce del mondo.
Illuminazione!
Ora si dice pastore, per significare quanto gli stiamo a cuore.
Gesù non è un falso pastore, non è un ladro,
non è un estraneo alle pecore, non è un mercenario.
Al contrario, Gesù è padrone legittimo delle pecore,
a lui appartiene il gregge, perché lo conosce, l'accoglie e l'ama.
Le pecore ne riconoscono la voce, l'autorità,
non temono di essere abbandonate nel momento del pericolo,
non hanno paura di essere vendute o di ricevere del male.
Egli dona la sua vita, per questo lo seguono,
sanno che si possono fidare.
È agnello debole Gesù, mite e mansueto,
dirige il gregge, diventando pastore!
Nutrendo di sé non s'impone.
E lo si segue affascinati. Conquistati.
Stiamo riflettendo, è chiaro, ad un livello superiore,
stiamo parlando di persone.
Ma per comprendere tutto questo è necessario l'Alito di vita,
che rimesso al Padre sulla croce,
dal fianco lacerato si dona,
in una pentecoste senza fine.
Mi ascolto
E mi domando: Quante voci udite nella mia vita?
A quali di esse ho dato autorità?
E quali le conseguenze, i prezzi pagati, le tangenti versate?!
Promesse non mantenute, aspettative disattese, illusioni, delusioni.
Chi si prende veramente cura della mia esistenza? E gratuitamente?
A chi concedo fiducia? Chi si sacrifica per me?
Chi mi dedica tempo? Chi mi sorregge?
Chi rinuncia alla propria libertà per promuovere la mia vita?
Chi mi difende nel pericolo? Chi mi sopporta continuando a rimanere?
Mi ha sempre impressionato l'immagine della porta riferita a Gesù.
La possibilità cioè, di accedere dove talvolta è impossibile entrar da soli:
nei misteri della vita e nei segreti della realizzazione,
negli enigmi per il raggiungimento della pace
e nei meandri della comprensione degli eventi,
nell'intendimento intelligente delle ragioni e dello scopo d'ogni cosa.
Mi ha sempre affascinato la capacità che taluni hanno d'ascoltare,
di saper riconoscere parole apprezzabili e la voce di ciò che è importante.
E noi si segue chi ci conosce, e lo si riconosce,
delizia dell'ascolto della voce. Gaudio!
Comunione. Relazione intima. Come nella tenda!
Dopo aver attraversato deserto, arsura,
quanto grande il bisogno di fermarsi,
il desiderio d'essere al sicuro,
con chi ha condiviso il percorso,
compagno nel cammino, facendosi strada?!
E riposare. Finalmente. Il cuore sazio.
Lacrime asciugate da chi s'è fatto Via, offrendo riparo.
Che cos'è importante? Nella risposta sta la differenza!
La differenza che c'è tra le persone, intendo!
La differenza che c'è tra il pastore ed il mercenario!
La differenza con cui si tratta la propria segullah (proprietà):
la propria vita e quanto ci appartiene, le relazioni ed il futuro!
È nella differenza delle risposte che si coglie il valore delle persone,
la loro dignità, l'onore, e si percepisce con chi si ha a che fare,
e si comprende ciò che fa grandi gli uomini e l'essenziale.
La differenza appare soprattutto quando arriva il lupo!
Ed allora c'è chi fugge e chi deplora, c'è chi affronta e chi evade,
c'è chi scappa e chi rimane! Già. Proprio così!
L'arrivo del lupo è l'ago della bilancia,
che stabilisce la differenza determinando consistenza!
È la vista del lupo che fa gridare Mors tua, vita mea!
Ma questo non accade al buon e bel Pastore,
che invece condivide facendo comunione.
Eh sì! È proprio vero. Gli stiamo a cuore.
Saggia guida il nostro Re,
il Giusto, il nostro bel Pastore!
Che muore per il gregge, per tutti quanti noi!
Depone la sua vita. Lui muore per i suoi.
Unica porta d'accesso dei giusti,
come quella del tempio e del vano inaccessibile,
col fregio d'una bella e grande vite,
con foglie e grappoli d'oro.
Uscio della coscienza all'ascolto della viva Voce!
Per questa porta dove il Maestro accede per il sacrificio,
come quella delle pecore a Gerusalemme,
il Discepolo amato entra ed esce.
La Roccia invece, interrogato dalla portinaia,
rinnegando si rifiuta, perdendo la sua vera identità.
Valle oscura dentro il suo cuore! Vi entrerà più tardi,
dopo essere stato interpellato per tre volte dal Risorto.
Per questa porta entra chi, intimo, nutre affetto e serve.
Rimane fuori invece chi, egoista, pensa solo a se stesso,
a costo di scannare altri, ed è brigante.
Solerte il buon Pastore, che anche adagio invita a proseguire,
donando tempo. Non furtivo. Non dilania. Ci s'innamora.
Sposi, alleati. Fedele, stabilisce il patto!
Lui stesso assume un portinaio, una guardia per custodire l'ovile,
per poi aprire il recinto e le pecore uscire,
raggruppandosi per voce, che affettuosa seduce, ammalia.
Ognuna col suo pastore. Importante è scegliere: Quale?!
Che bello sentirsi chiamare per nome,
da chi conosce la mia vita la mia storia. E conduce!
Che bello riconoscerne la voce!
E fiducioso uscire, andare fuori. Da sé. Vivere!
Nutrirsi d'esistenza in abbondanza.
Con un estraneo no! Tutto questo non avviene.
Si disconosce la sua voce, che grida morte.
Porta avanti propri interessi. Non gli importa benessere altrui.
No, non s'ascolta. S'abbandona la vecchia legge,
i falsi pastori, come fece il Cieco nato!
Cammina accanto al gregge il bel Pastore,
e pure innanzi proteggendo, parando i colpi. E si è al sicuro.
Soglia da attraversare per giungere ad un buon pascolo.
Cibarsi di Lui che è (Io sono) il vero agnello!
Conduce non violento e non al macello, non scanna.
Non come il ladro che per mestiere ruba e poi scompare!
Falso pastore chi crede di vedere.
Guida cieco! Manca di luce.
Il Vangelo del buon e bel Pastore ci colloca nel tempio,
durante la festa della Dedicazione,
che ne ricordava la restaurazione.
Gesù si aggira sotto il portico di Salomone.
Poco prima ha guarito un cieco,
proclamandosi luce del mondo.
Illuminazione!
Ora si dice pastore, per significare quanto gli stiamo a cuore.
Gesù non è un falso pastore, non è un ladro,
non è un estraneo alle pecore, non è un mercenario.
Al contrario, Gesù è padrone legittimo delle pecore,
a lui appartiene il gregge, perché lo conosce, l'accoglie e l'ama.
Le pecore ne riconoscono la voce, l'autorità,
non temono di essere abbandonate nel momento del pericolo,
non hanno paura di essere vendute o di ricevere del male.
Egli dona la sua vita, per questo lo seguono,
sanno che si possono fidare.
È agnello debole Gesù, mite e mansueto,
dirige il gregge, diventando pastore!
Nutrendo di sé non s'impone.
E lo si segue affascinati. Conquistati.
Stiamo riflettendo, è chiaro, ad un livello superiore,
stiamo parlando di persone.
Ma per comprendere tutto questo è necessario l'Alito di vita,
che rimesso al Padre sulla croce,
dal fianco lacerato si dona,
in una pentecoste senza fine.
Mi ascolto
E mi domando: Quante voci udite nella mia vita?
A quali di esse ho dato autorità?
E quali le conseguenze, i prezzi pagati, le tangenti versate?!
Promesse non mantenute, aspettative disattese, illusioni, delusioni.
Chi si prende veramente cura della mia esistenza? E gratuitamente?
A chi concedo fiducia? Chi si sacrifica per me?
Chi mi dedica tempo? Chi mi sorregge?
Chi rinuncia alla propria libertà per promuovere la mia vita?
Chi mi difende nel pericolo? Chi mi sopporta continuando a rimanere?
Mi ha sempre impressionato l'immagine della porta riferita a Gesù.
La possibilità cioè, di accedere dove talvolta è impossibile entrar da soli:
nei misteri della vita e nei segreti della realizzazione,
negli enigmi per il raggiungimento della pace
e nei meandri della comprensione degli eventi,
nell'intendimento intelligente delle ragioni e dello scopo d'ogni cosa.
Mi ha sempre affascinato la capacità che taluni hanno d'ascoltare,
di saper riconoscere parole apprezzabili e la voce di ciò che è importante.