Invia ai tuoi amici su Facebook


lunedì 21 marzo 2011

II DOMENICA di Quaresima 20 marzo 2011

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)
LETTURE : 
Gen 12,1-4   Sal 32  Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo   2Tm 1,8b-10
Mt 17,1-9: Il suo volto brillò come il sole.  


Omelie sul Vangelo 

di Paolo Curtaz

Ogni seconda domenica di quaresima siamo invitati a salire sul Monte Tabor, per fare esperienza della straordinaria bellezza di Dio. L'obiettivo della quaresima è la vivificazione, non la mortificazione, è avere un cuore gioioso e libero di amare.<7i>


Lungo come un Quaresima. Nella simpatica e luminosa coscienza cristiana del passato, questa frase sintetizza bene l'atteggiamento di insofferenza verso questo tempo liturgico che ci appare come un'imposizione di (inutili) sacrifici e desueti fioretti per mortificare il corpo. Al contrario, la Quaresima autentica non mortifica, vivifica, sapendo bene che la vita interiore è lotta radicale contro l'aspetto tenebroso della nostra coscienza e che non basta rinunciare ai dolci per convertire il cuore. Ben più radicale è l'atteggiamento che il Maestro oggi ci chiede, non subire una serie di privazioni che ci siamo imposti, ma scegliere di scegliere, spalancare il cuore all'amore di Dio, salire sul Tabor, lasciare che la nostra anima, infine, ci raggiunga. È un vangelo poco "mortificato" e penitenziale quello che ogni anno la liturgia (saggiamente) ci propone, quasi a soffocare sul nascere la triste consuetudine cattolica di essere tristi, specialmente quando si parla di Dio. Sbagliato: quando si parte nel deserto il cuore è allegro, perché alla fine saremo liberati da Faraone e dal suo esercito. Quando si sale sulla montagna, malgrado la fatica, ciò che ci spinge a salire è la gioia che proveremo nello spaziare con lo sguardo oltre le cime. Pietro e gli altri sono esterrefatti da quanto accade: Gesù maestro, profeta affascinante, si rivela per quello che è; ed è un'esperienza travolgente, di bellezza sconfinata. Quanto dobbiamo recuperare questa dimensione della bellezza nella nostra vita cristiana!


di padre Raniero Cantalamessa  

Per amare Gesù bisogna conoscerlo

Perché la fede, le pratiche religiose sono in declino e non sembrano costituire, almeno per i più, il punto di forza nella vita? Perché la noia, la stanchezza, la fatica nell'assolvere i propri doveri di credenti? Perché i giovani non si sentono attirati? Perché, insomma, questo grigiore e questa mancanza di gioia tra i credenti in Cristo? L'episodio della trasfigurazione ci aiuta a dare una risposta a queste domande.

Cosa significò la trasfigurazione per i tre discepoli che assistettero ad essa? Finora essi avevano conosciuto Gesù nella sua apparenza esterna, un uomo non diverso dagli altri, di cui conoscevano la provenienza, le abitudini, il timbro di voce... Ora conoscono un altro Gesù, il vero Gesù, quello che non si riesce a vedere con gli occhi di tutti i giorni, alla luce normale del sole, ma è frutto di una rivelazione improvvisa, di un cambiamento, di un dono.

Perché le cose cambino anche per noi, come per quei tre discepoli sul Tabor, bisogna che succeda nella nostra vita qualcosa di simile a quello che capita a un giovane o a una ragazza quando si innamorano. Nell'innamoramento l'altro, l'amato, che prima era uno dei tanti, o forse uno sconosciuto, di colpo diventa l'unico, il solo al mondo che interessi. Tutto il resto indietreggia e si colloca come su uno sfondo neutro. Non si è capaci di pensare ad altro. Avviene una vera e propria trasfigurazione. La persona amata viene vista come in un alone luminoso. Tutto appare bello in lei, perfino i difetti. Se mai, ci si sente indegni di lei. L'amore vero genera umiltà. Qualcosa cambia anche concretamente nelle proprie abitudini di vita. Ho conosciuto ragazzi che al mattino i genitori non riuscivano a tirare fuori dal letto per far andare a scuola; se si trovava loro un lavoro, dopo un po' lo abbandonavano; oppure si trascinavano negli studi senza laurearsi mai... Poi, ecco che, una volta innamoratisi di qualcuno e diventati fidanzati, al mattino saltano dal letto, sono impazienti di terminare gli studi, se hanno un lavoro se lo tengono caro. Cosa è successo? Niente, semplicemente quello che prima facevano per costrizione, ora lo fanno per attrazione. E l'attrazione è capace di far fare cose che nessuna costrizione riesce a far fare; mette le ali ai piedi. "Ognuno, diceva il poeta Ovidio, è attratto dall'oggetto del proprio piacere".

Qualcosa del genere, dicevo, dovrebbe succedere una volta nella vita per diventare cristiani veri, convinti, gioiosi di esserlo. "Ma la ragazza o il ragazzo, si vede, si tocca!" Rispondo: Anche Gesù si vede e si tocca, però con altri occhi e con altre mani: quelli del cuore, della fede. Egli è risorto ed è vivo. È un essere concreto, non un'astrazione, per chi ne fa l'esperienza e la conoscenza. Anzi con Gesù le cose vanno ancora meglio. Nell'innamoramento umano, ci si inganna, attribuendo all'amato doti che forse non ha e con il tempo si è spesso costretti a ricredersi. Nel caso di Gesù, più si conosce e si sta insieme, più si scoprono nuovi motivi per essere innamorati di lui e confermati nella propria scelta.

Questo non vuol dire che bisogna starsene tranquilli ad aspettare, anche con Cristo il classico "colpo di fulmine". Se un ragazzo, o una ragazza, se ne sta tutto il tempo chiuso in casa, senza vedere nessuno, non succederà mai niente nella sua vita. Per innamorarsi bisogna frequentarsi! Se uno è convinto, o semplicemente comincia a pensare che è bello e vale la pena conoscere Gesù Cristo in questo modo diverso, trasfigurato, allora bisogna che cominci a "frequentarlo", a leggere i suoi scritti. Le sue lettere d'amore sono il Vangelo! È lì che egli si rivela, si "trasfigura". La sua casa è la Chiesa: è lì che lo si incontra.

Nessun commento:

Posta un commento