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mercoledì 24 novembre 2010

domenica 21 novembre 2010 CRISTO RE



Omelia di don Luca Orlando Russo

«Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»

È doveroso chiedersi come mai la liturgia per la solennità di Cristo, re dell'universo ci presenti un brano tratto dalla passione. Durante un'esperienza di umiliazione come quella che ha vissuto Gesù è davvero difficile scorgere la regalità di Gesù.
Altrettanto difficile era immaginare che a riconoscere la sua regalità fosse uno dei due malfattori che fu crocifisso con Gesù. Infatti, mentre il suo compagno continuava a ingiuriare Gesù, egli si dissociò da lui e, riconoscendo la colpevolezza di entrambi e l'innocenza di Gesù, si rivolse a lui chiamandolo per nome, con queste parole: "Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno!"
Re. Dove andò quel malfattore a prendere quel titolo? Forse orecchiando gli scherni ed i lazzi della gente circostante, si accorse che colui che tutti chiamavano re per burla, era invece re davvero.
Re. Ma di che cosa?
Mah, forse neppure quel malfattore avrebbe saputo spiegarlo. O forse sì! Un uomo capace di morire così doveva essere certamente re di qualcosa: re di quella dimensione nuova di esistenza in cui l'incontro con Gesù l'aveva introdotto e in cui lo stesso Gesù era stato introdotto.
La fedeltà, infatti, dell'amore di Dio, suo Padre, ha costituito Gesù, il figlio del falegname, Signore e re della morte: Signore della morte a servizio della vita; dunque Signore della morte e della vita.
Signore della morte, perché vivendo la libertà del suo morire per amore, Gesù ha annientato il vero potere della morte, che è la paura.
Signore della vita, perché attraverso di lui l'Amore realizza il trionfo della vita.
Gesù esercita tale regalità in maniera stabile e duratura; così stabile e così duratura, da abbracciare con la sua regalità, i confini dello spazio e del tempo, a servizio della vita dell'uomo.
La storia del cosiddetto "buon" ladrone ci fa capire che Gesù invita tutti a condividere con lui questa signoria così che chiunque lo desidera, insieme con lui, possa regnare sulla vita e sulla morte; in nome dell'amore.
Ciò vuol dire che Dio, attraverso la mediazione di Gesù, condivide con noi, fragili creature, la sua stessa regalità sulla vita e sulla morte ogni volta che, attraverso l'esercizio dell'amore, ci spendiamo a servizio della vita "morendo" un po'.
Gesù per amore nostro ha donato tutta la sua vita e ha manifestato così quanto è falsa quella concezione, tanto diffusa tra noi uomini, che a regnare è la prepotenza di coloro che con la violenza, più o mena esplicita, si impongono.

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